Sto partendo per il Nord. E detto così potrebbe sembrare che mi stia apprestano a un’avventura ottocentesca verso le estreme terre del Klondike o della Siberia, o ancora il Polo, secondo l’immaginario di ognuno. Invece è solo un viaggio in treno da Roma a Milano, di quelli che fino a un anno e mezzo fa si facevano anche in giornata, andata e ritorno, e si tornava un po’ stanchi, più o meno come dopo due ore in coda sulla tangenziale o sul raccordo.
Ma il mondo nel frattempo è cambiato e noi con lui, non poteva essere altrimenti. L’Italia è tutta rossa per la Pasqua e Termini, un’ora prima della partenza, è deserta. O quasi. Saremo qualche centinaio, sparsi in questa piazza d’armi sembriamo decine. Caffè nei bicchieri di plastica e i grazie dei baristi come se avessimo consumato Veuve Clicquot.
I poliziotti al varco fermano tutti, uno a uno. Ritirano le autocertificazioni, le controllano, le smistano in tre mucchi distinti. Alcune le piegano, altre le raccolgono in un fascicolo. Chissà a quali direttive corrispondono. Sorrido, anche solo con gli occhi, ringrazio e passo. Mi metto in coda, tutti distanziati, ad aspettare che il cartellone comunichi il binario.
Il sole si infila tra le tettoie, l’aria è mite, sa di primavera. È una benedizione poter essere qui a godersela. Sento la vita scorrere, la mia fisicità nello spazio esterno prendere un posto dimenticato. Chi come me, topo dello smart working, può contare i giorni in cui è uscito da marzo 2020 ad oggi, potrà comprendere meglio.
Respiro tra le mascherine. Un respiro profondo. È questo che siamo. Afflato di Dio e del mondo. Risorgere è possibile in ogni istante.
State bene, respirate. Buona Pasqua.
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